La chiesa di S Maria di Castagneto nel 1931 (Foto: Archivio Storico Istituto Luce Cinecittà).

I restauri di una volta. La chiesa di Santa Maria di Castagneto a Formia

La pieve di Santa Maria di Castagneto, situata vicino al cimitero comunale lungo la strada tra Formia e Maranola (Lt), risale al XII secolo e rappresenta uno dei pochi edifici di culto della città ad aver mantenuto il suo impianto medievale proprio grazie al suo recupero avvenuto negli anni ’30 del secolo scorso.

Una chiesa in pericolo

Ma qual è la storia recente di questo edificio religioso? A Formia, nel 1935, più precisamente nella zona dell’attuale cimitero comunale, il sovraintendente della Campania, Gino Chierici, e il podestà Felice Tonetti, era sul posto per visionare un cantiere. Notarono così quella chiesta in stato di rovina. «Le volte e il cielo dell’abside erano crollate, l’edera, il caprifico, il rovo avevano rivestito di una folta quanto pietosa vegetazione, le macerie sempre più fatiscenti». Questa è la breve descrizione eseguita dal sovraintendente, che allora aveva competenze nel Basso Lazio, al momento della scoperta, come si legge nel volume Formia medievale, a cura di Mario D’Onofrio (Elio Sellino editore, 2000) . L’azione corrosiva del tempo aveva profondamente danneggiato la struttura.

Come si riuscì a riportare la chiesa al suo stato originario?

Il restauro

La presenza di materiale in loco e la collaborazione con una fornace del posto, consentirono di sottrarla all’incuria in cui versava. L’operazione, essendo Chierici in fase di trasferimento a Milano, fu affidata all’assistente Enrico Anzitutti, sotto la direzione della Regia Sovraintendenza per l’Arte Medievale e Moderna della Campania, che organizzò il lavoro partendo dallo sgombero dell’aula rettangolare dalle macerie, riportando alla luce il pavimento di mosaici e mattoni e la ripulitura da tutti gli arbusti che occupavano lo spazio interno. Con tutto il materiale liberato si decise di ricostruire le volte, e di rifare gli estradossi (superficie esterna di una volta o di un arco) in stile romanico. L’illuminazione tornò nella pieve tramite il ripristino di sei finestre e due timpani. Le pareti interne furono liberate dalle imbiancature per far riemergere affreschi murali, attualmente ricoperti. La vera impresa fu il recupero del campanile, quasi del tutto scomparso. Per risolvere la difficoltà fu eseguita una copia della torre campanaria, realizzata in cotto per distinguerla dal materiale antico.

 

La chiesa di Santa Maria di Castagneto (ph Raffaele Vallefuoco).
La chiesa di Santa Maria di Castagneto ai giorni nostri (Foto: Raffaele Vallefuoco)

Uno scrigno che unisce stili diversi

Il restauro del luogo di culto terminò nel 1936. Dopo 162 anni dall’abbandono avvenuto nel 1774, la chiesa fu salvata dall’oblio ed oggi viene visitata e ammirata da turisti e studiosi soprattutto per la presenza di elementi romani (metope provenienti da un tempio pagano) incastonati nella muratura, segno di una sinergia artistica che unisce il classico al medioevo.

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Massimo Purificato
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" Haec autem ita fieri debent, ut habeatur ratio firmitatis, utilitaris, vetustaris". ( Marco Vitruvio Pollione, De Architectura).

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